L’istruzione e la formazione appaiono come l’ultimo
rimedio al problema dell’occupazione.
Obiettivi individuati dal documento: incoraggiare
l’acquisizione di nuove conoscenze, avvicinare
la scuola all’impresa, lottare contro l’esclusione,
conoscere tre lingue comunitarie, creare
parità tra gli investimenti materiali e quelli nella
formazione.
Riassunto
Presentato nel 1995 dalla Commissione europea,
su iniziativa della signora Edith Cresson,
commissario per la ricerca, l’istruzione e la
formazione, del sig. Padraig Flynn, commissario
per l’occupazione e gli affari sociali, e con
l’accordo del sig. Martin Bangemann, commissario
per l’industria, le telecomunicazioni e le
tecnologie dell’informazione, il libro bianco
parte da una constatazione: le mutazioni in
corso hanno incrementato le possibilità di ciascun
individuo di accedere all’informazione e
al sapere. Tuttavia, al tempo stesso, questi
fenomeni comportano una modifica delle
competenze necessarie e del sistemi di lavoro
che necessitano notevoli adattamenti. Per tutti
questa evoluzione ha significato più incertezza.
Per alcuni si è venuta a creare una situazione
di emarginazione intollerabile, Sempre
più la posizione di ciascuno di noi nella società
verrà determinata dalle conoscenze che
avrà acquisito. La società del futuro sarà quindi
una società che saprà investire nell’intelligenza,
una società in cui si insegna e si
apprende, in cui ciascun individuo potrà
costruire la propria qualifica. In altro termini,
una società conoscitiva.
I tre «fattori di cambiamento»
Fra i numerosi e complessi mutamenti che travagliano
la società europea, tre grandi tendenze,
tre grandi «fattori di cambiamento» sono particolarmente
percettibili: si tratta dell’estensione a
livello mondiale degli scambi, dell’avvento della
società dell’informazione e del rapido progresso
de11a rivoluzione scientifica e tecnica.
• La società dell’informazione: la sua conseguenza
principale è quella di trasformare le
caratteristiche del lavoro e l’organizzazione
della produzione. I lavori di routine e ripetiti
vi, lavori cui era destinata la maggior parte
dei lavoratori dipendenti, vanno scomparendo
a vantaggio di un’attività più autonoma,
più variata. Il risultato è un diverso rapporto
nell’impresa. Il ruolo del fattore umano assume
più importanza, ma al tempo stesso il
lavoratore è più vulnerabile rispetto al cambiamenti
dell’organizzazione del lavoro, perche
è diventato un semplice individuo confrontato
a una rete complessa. Sorge quindi
la necessità per tutti di adattarsi non solo al
nuovi strumenti tecnici, ma anche al1a trasformazione
de11e condizioni di lavoro.
• L’estensione a livello mondiale degli scambi:
questo fattore sconvolge i dati sulla creazione.
di posti di lavoro. Dopo un primo
momento in cui ha interessato soltanto lo
scambio di merci, di tecnologia e gli scambi
finanziari, l’estensione degli scambi a livello
mondiale cancella le frontiere fra i mercati
del lavoro, a un punto tale che il mercato
globale dell’occupazione è una prospettiva
più vicina di quanto non si creda. Nel libro
bianco «Crescita, competitività, occupazione
», la Commissione ha chiaramente accolto
la sfida dell’apertura mondiale, sottolineando
al tempo stesso l’importanza di
mantenere il modello sociale europeo, il
che comporterà un miglioramento generale
delle qualifiche, altrimenti l’onere sociale
rischia di essere tale da diffondere fra i cittadini
una sensazione di insicurezza.
• La civiltà scientifica e tecnica: io sviluppo
delle conoscenze scientifiche, la loro applicazione
ai metodi di produzione, i prodotti
sempre più sofisticati che sono il risultato di
questa applicazione, danno origine a un
paradosso malgrado un effetto generalmente
benefico, il progresso scientifico e tecnico
fa sorgere nella società un sentimento di
minaccia, addirittura una paura irrazionale.
Ne consegue la tendenza a conservare della
scienza soltanto un’immagine violenta e
preoccupante. Numerosi paesi europei
hanno cominciato a reagire a questa situazione
di disagio: promuovendo la cultura
scientifica e tecnica sin dai banchi di scuola;
definendo regole etiche, in particolare nel
settori della biotecnologia e delle tecnologie
dell’informazione; ovvero ancora favorendo
il dialogo fra gli scienziati e i responsabili
politici, se necessario tramite istituzioni
create appositamente.
Le risposte: cultura generale e attitudine
all’occupazione
Quali sono le risposte che possono fornire l’istruzione
e la formazione per eliminare gli effetti
nocivi previsto causati da questi tre «fattori»?
Senza pretendere di essere esaustivo, il libro
bianco propone due risposte.
a. Rivalutare la cultura generale
La prima risposta consiste nella rivalutazione
della cultura generale. In una società in cui
l’individuo dovrà essere in grado di comprendere
situazioni complesse che evolvono in
modo imprevedibile, in cui dovrà affrontare un
cumulo di informazioni di ogni genere, esiste
un rischio di separazione fra coloro che possono
interpretare, coloro che possono solo utilizzare
e coloro che non possono fare ne l’una ne
l’altra cosa. In altri termini, tra coloro che
sanno e coloro che non sonno. Lo sviluppo
della cultura generale, cioè della capacità di
cogliere il significato delle cose, di capire e di
creare, è la funzione di base della scuola, nonché
il primo fattore di adattamento all’economia
e all’occupazione.
Inoltre si osserva sempre più un ritorno della
cultura generale nel centri di formazione professionale,
nei programmi di riconversione del
lavoratori con poche qualifiche o molto specializzati:
essa diventa un passaggio obbligato
verso l’acquisizione di nuove competenze tecniche.
La sete di cultura generale è Illustrata
peraltro dal successo spettacolare di un’opera
come «Il mondo di Sofia» di Jostein Gartner,
che propone un’iniziazione alla filosofia.
b. Sviluppare l’attitudine all’occupazione
Secondo orientamento: sviluppare l’attitudine
all’occupazione. In che modo l’istruzione e la
formazione possono aiutare i paesi europei a
creare occupazioni durevoli, in quantità paragonabile
al posti di lavoro scomparsi a causa
delle nuove tecnologie?
Il sistema tradizionale, quello che generalmente
segue l’individuo, è la conquista del titolo di
studio. Ne risulta una tendenza generale, a
livello europeo, di prolungare gli studi e una
forte pressione sociale per ampliare l’accesso
agli studi superiori. Se il diploma resta oggi il
miglior passaporto per l’occupazione, il fenomeno
tuttavia ha un rovescio della medaglia:
una svalutazione del settori professionali, ritenuti
opzioni di seconda categoria; una sovraqualificazione del giovani, rispetto alle occupazioni
che vengono proposte loro quando entrano
nella vita attiva; infine, un’immagine del
diploma come riferimento quasi assoluto di
competenza, che permette di filtrare le elite al
vertice e, più generalmente, di classificare i lavoratori
in una determinata occupazione, Da questo
deriva una maggiore rigidità del mercato del
lavoro e un enorme spreco dovuto all’eliminazione
di persone dotate di talento, ma che non
corrispondono al profilo standard.
Senza rimettere in questione questa via tradizionale
in quanto tale, il libro bianco suggerisce
di associarvi un’impostazione di tipo più aperto,
più flessibile. Essa consiste in particolare nell’incoraggiare
la mobilità del lavoratori - dipendenti,
insegnanti, ricercatori - e degli studenti.
Al giorno d’oggi sorprende dover constatare che
in Europa le merci, i capitali e i servizi circolano
più liberamente delle persone e delle conoscenze!
Tuttavia perché questa mobilità venga veramente
attuata bisogna passare da un riconoscimento
delle conoscenze acquisite all’interno
dell’Unione europea: non solo per quanto
riguarda i diplomi, ma anche per le varie materie
che li compongono. In altri termini, uno studente
che abbia effettuato un semestre di studio
in un altro paese europeo dovrebbe ottenere
automaticamente il riconoscimento dall’università
di origine, senza dovere ripetere gli esami
corrispondenti. Attualmente questo è possibile
soltanto se le due università interessate hanno
già stipulato un accordo fra loro. Una vera
mobilità comporta l’eliminazione degli ostacoli
amministrativi e giuridici (legati al diritto di soggiorno
e ai regime di protezione sociale), oppure
fiscali (imposizione delle borse di studio).
Un’altra idea-impulso: l’accesso alla formazione
deve essere sviluppato nell’arco di tutta la vita.
Visto che tutti, autorità pubbliche o imprese, ne
sottolineano la necessità, i progressi compiuti in
questo senso sono molto scarsi. Nell’Unione
europea, un lavoratore dipendente beneficia
mediamente di una settimana di formazione
continua su un periodo di tre anni! Questo è
tanto più insufficiente, che tenuto conto del
cambiamenti dell’organizzazione del lavoro,
imputabili in particolare alle tecnologie dell’informazione,
la formazione relativa a questi
nuovi strumenti ha un carattere urgente. L’Anno
europeo 1996, dedicato all’istruzione e alla formazione
nell’arco di tutta la vita. deve aiutarci a
prendere coscienza di questa esigenza.
Ma la società dell’informazione non modifica
soltanto il funzionamento dell’impresa. Essa
offre anche nuovi orizzonti per l’istruzione e la
formazione, ma bisogna essere attrezzati per
sfruttare pienamente questo potenziale.
Orbene, la frammentazione del mercato europeo
nel settore dell’istruzione multimediale, la
qualità ancora scarsa del prodotti didattici disponibili,
la scarsa disponibilità di elaboratori
nelle classi ( ogni 30 alunni in Europa, ogni IO
alunni negli Stati Uniti) hanno come conseguenza
una penetrazione molto lenta di questi strumenti
nelle nostre scuole. Per questo motivo la
Commissione attribuisce priorità allo sviluppo di
software multimediale per l’istruzione, coordinando
ancor più gli sforzi di ricerca compiuti in
questa direzione dall’Unione europea. Peraltro
è questo il compito affidato ad una «task force»
che raggruppa le risorse della sig.ra Cresson e
del sig. Bangemann.
Mobilità, formazione continua, ricorso al nuovi
strumenti tecnologici Questa maggiore flessibilità
nell’acquisire conoscenze ci invita a riflettere
su nuovi modi per il riconoscimento delle competenze
acquisite, sia che siano state sancite da
un diplomo, che in caso contrario. Questa impostazione
è già stata messa in pratica: il Toefl, che
consente di valutare le conoscenze della lingua
inglese di chiunque, i testper la
matematica, sono tutti dispositivi che hanno
dimostrato la loro validità.
A questo punto perché non immaginare una
«tessera personale delle competenze}}, sulla
quale figurerebbero le conoscenze del titolare,
che siano di base (lingue, matematica, diritto,
informatica, economia, ecc.) o tecniche, ovvero
addirittura professionali (contabilità, tecnica
finanziaria)? In questo modo un giovane non
munito di diploma potrebbe candidarsi a un
posto di lavoro munito della tessera sulla quale
figurerebbero le sue competenze per quanto
riguarda l’espressione scritta, le conoscenze linguistiche,
il trattamento testi. Quest’idea viene
sviluppata nell’ultima parte del libro bianco.
Tale formula permetterebbe di valutare istantaneamente
le qualifiche di ognuno in ogni
momento dello propria vita, contrariamente ai
diplomi che, nel corso degli anni - e sempre più
rapidamente - perdono il loro valore.
Orientamenti per l’azione
La costruzione della società cognitiva non sarà
oggetto di un decreto, ma sarà un processo continuo.
Questo libro bianco non ha l’ambizione di
presentare un programma di provvedimento, la
Commissione non propone .un toccasana. Essa
intende soltanto proporre una riflessione e tracciare
delle linee d’azione. Senza in alcun modo
volersi sostituire alle responsabilità nazionali, li
libro bianco suggerisce che vengano raggiunti
cinque obiettivi generali per un’azione e, per
ciascuno di loro, uno o più progetti di sostegno
svolti a livello comunitario.
1. Favorire l’acquisizione di nuove conoscenze:
in altre parole, innalzare il livello
generale delle conoscenze in questa prospettiva,
la Commissione invita anzitutto a riflettere
su nuovi sistemi di riconoscimento delle competenze
che non sono necessariamente sancite da
un diploma. A livello europeo, il libro bianco
propone un nuovo sistema di riconoscimento
delle competenze tecniche e professionali.
Come attuare questa impostazione? Anzitutto
creando delle reti europee di centri di ricerca e
di centri di formazione professionale, di imprese,
di settori professionali che permetteranno di
identificare le conoscenze più richieste, le competenze
indispensabili. Si tratterà quindi di definire
i metodi migliori per il riconoscimento (test,
programmi di valutazione, addetti alla valutazione...).
Alla fine il risultato potrebbe essere una
tessera personale delle competenze che permetterebbe
a chiunque di far riconoscere le
proprie conoscenze e competenze in tutta
l’Unione europea.
Il libro bianco vuole inoltre facilitare la mobilità
degli studenti. La Commissione proporrà di
autorizzare uno studente che abbia ottenuto
una borsa di studio nel proprio paese a utilizzarla,
qualora lo desideri, per seguire del corsi
in un istituto superiore di un altro Stato membro.
Essa proporrà inoltre di diffondere il riconoscimento
reciproco delle «unità di valore»
dell’insegnamento (sistema ECTSSistema europeo
di trasferimento di crediti accademici), vale
a dire delle varie conoscenze di cui è composto
il diploma. Infine, la Commissione proporrà di
eliminare gli ostacoli amministrativi giuridici e
relativi alla protezione sociale che frenano gli
scambi di studenti, di partecipanti a corsi di formazione,
insegnanti e ricercatori. Infine verranno
pubblicati bandi di gara comuni al vari programmi
comunitari che si interessano allo sviluppo
di materiale didattico informatizzato multimediale.
2. Avvicinare lo scuola e l’impresa: sviluppare
l’apprendimento in Europa sotto tutti gli aspetti.
II libro bianco propone di collegare tramite una
rete i centri di apprendimento del vari paesi
europei, favorire la mobilità degli apprendisti
nel quadro di un programma del tipo Erasmus e
mettere a punto uno statuto europeo dell’apprendista,
facendo seguito al prossimo libro
verde sugli ostacoli alla mobilità transnazionale
delle persone in corso di formazione,
3. Lottare contro l’emarginazione.- offrire uno
secondo opportunità tramite la scuola. I giovani
esclusi dal sistema scolastico sono a volte decine
di migliaia nei grandi agglomerati urbani.
Sempre più le scuole che si trovano in quartieri
particolarmente sensibili vengono riorientate
verso dispositivi che offrano una seconda
opportunità. Si tratta per queste scuole di
migliorare l’accesso alle conoscenze facendo
ricorso a migliori insegnanti, pagati meglio che
altrove, nonché a ritmi di insegnamento adattati,
a tirocini nelle aziende, disponibilità di materiale
multimediale, classi composte da un
numero ridotto di alunni. Inoltre la scuola deve
svolgere il ruolo di centro d’animazione in un
contesto in cui crollano i riferimenti sociali e
familiari.
Come fare? li libro bianco propone di sviluppare
i finanziamenti complementari europei, a
partire da programmi esistenti quali i programmi
Socrates o Leonardo, appoggiando finanziamenti
nazionali e regionali. Si suggerisce anche
di sviluppare la concertazione e il partenariato
con il settore economico: si potrebbe, ad esempio,
immaginare che ogni impresa sponsorizzi
una scuola, eventualmente con promessa di
assunzione qualora il riconoscimento delle
competenze sia soddisfacente. Le famiglie
sarebbero anch’esse coinvolte direttamente nel
funzionamento del dispositivo di formazione.
Infine, il ricorso a nuovi metodi pedagogici, tecnologie
dell’informazione e tecnologie multimediali
verrebbe fortemente incoraggiato.
4. Possedere tre lingue comunitarie: un marchio
di qualità. La conoscenza di più lingue è diventata
oggi una condizione indispensabile per
ottenere un lavoro e questo è ancor più necessario
in un mercato europeo senza frontiere.
Inoltre costituisce un vantaggio che permette di
comunicare più facilmente con gli altri, scoprire
culture e mentalità diverse, stimolare l’intelletto.
Il plurilinguismo, elemento d’identità e caratteristica
della cittadinanza europea, è inoltre un
elemento alla base della società conoscitiva.
Pertanto il libro bianco propone di istituire un
marchio di qualità «classi europee», che verrebbe
attribuito, in base a un certo numero di criteri,
alle scuole che abbiano sviluppato meglio
l’apprendimento delle lingue. Gli istituti che
otterranno questo marchio saranno collegati fra
di loro mediante una rete. Peraltro verrebbe
sistematicamente favorita la mobilità del professori
di lingua materna verso gli istituti di altri
paesi.
5. Trattare sullo stesso piano l’investimento a
livello fisico e l’investimento a livello di formazione.
Non basta portare l’istruzione e la formazione
a livello di priorità per la competitività e
l’occupazione. Bisogna inoltre incoraggiare, grazie
a provvedimenti concreti, le imprese o le
autorità pubbliche che hanno compiuto grandi
sforzi a favore di questo investimento «non
materiale», a proseguire sulla stessa strada. Ciò
comporta, in particolare, un’evoluzione del trattamento
fiscale e contabile delle spese destinate
alla formazione. Sarebbe quindi auspicabile
che venissero adottate disposizioni a favore
delle imprese che attribuiscono particolare
attenzione alla formazione, affinché una parte
degli stanziamenti impegnati a questo scopo
vengano iscritti in bilancio all’attivo, come beni
non patrimoniali. Parallelamente dovrebbero
essere sviluppate formule del tipo «risparmio
formazione», destinate a persone che desiderino
rinnovare le loro conoscenze o riprendere
una formazione dopo avere interrotto gli studi.
Queste raccomandazioni non hanno la pretesa
di risolvere l’insieme delle questioni sospese. II
libro bianco ha un obiettivo più modesto: contribuire,
tramite le politiche dell’istruzione e
della formazione degli Stati membri, a orientare
l’Europa sulla strada della società cognitiva.
Esso intende inoltre avviare, nel corso del prossimi
anni, un dibattito più vasto, poi che sono
necessarie trasformazioni profonde. Come ha
dichiarato la sig.ra Cresson, «I sistemi d’istruzione
e di formazione hanno troppo spesso l’effetto
di tracciare una volta per tutte il percorso
professionale. C’è troppa rigidità, troppi ostacoli
tra i sistemi d’istruzione e di formazione,
monca la comunicazione, mancano le possibilità
di ricorrere a nuovi tipi di insegnamento nell’arco
di tutta la vita».
Il libro bianco può contribuire a dimostrare che,
per garantire il futuro dell’Europa e il suo posto
nel mondo, occorre attribuire un’attenzione
prioritaria allo sviluppo personale del suoi cittadini,
un’attenzione almeno pari a quella accordata
finora alle questioni economiche e monetarie.
In questo modo l’Europa dimostrerà che
non è soltanto una semplice zona di libero
scambio, ma un insieme politico organizzato, in
grado, non già di subire, ma di controllare l’espansione
a livello mondiale.
questo fattore sconvolge i dati sulla creazione.
di posti di lavoro. Dopo un primo
momento in cui ha interessato soltanto lo
scambio di merci, di tecnologia e gli scambi
finanziari, l’estensione degli scambi a livello
mondiale cancella le frontiere fra i mercati
del lavoro, a un punto tale che il mercato
globale dell’occupazione è una prospettiva
più vicina di quanto non si creda. Nel libro
bianco «Crescita, competitività, occupazione
», la Commissione ha chiaramente accolto
la sfida dell’apertura mondiale, sottolineando
al tempo stesso l’importanza di
mantenere il modello sociale europeo, il
che comporterà un miglioramento generale
delle qualifiche, altrimenti l’onere sociale
rischia di essere tale da diffondere fra i cittadini
una sensazione di insicurezza.
• La civiltà scientifica e tecnica: io sviluppo
delle conoscenze scientifiche, la loro applicazione
ai metodi di produzione, i prodotti
sempre più sofisticati che sono il risultato di
questa applicazione, danno origine a un
paradosso malgrado un effetto generalmente
benefico, il progresso scientifico e tecnico
fa sorgere nella società un sentimento di
minaccia, addirittura una paura irrazionale.
Ne consegue la tendenza a conservare della
scienza soltanto un’immagine violenta e
preoccupante. Numerosi paesi europei
hanno cominciato a reagire a questa situazione
di disagio: promuovendo la cultura
scientifica e tecnica sin dai banchi di scuola;
definendo regole etiche, in particolare nel
settori della biotecnologia e delle tecnologie
dell’informazione; ovvero ancora favorendo
il dialogo fra gli scienziati e i responsabili
politici, se necessario tramite istituzioni
create appositamente.
Le risposte: cultura generale e attitudine
all’occupazione
Quali sono le risposte che possono fornire l’istruzione
e la formazione per eliminare gli effetti
nocivi previsto causati da questi tre «fattori»?
Senza pretendere di essere esaustivo, il libro
bianco propone due risposte.
a. Rivalutare la cultura generale
La prima risposta consiste nella rivalutazione
della cultura generale. In una società in cui
l’individuo dovrà essere in grado di comprendere
situazioni complesse che evolvono in
modo imprevedibile, in cui dovrà affrontare un
cumulo di informazioni di ogni genere, esiste
un rischio di separazione fra coloro che possono
interpretare, coloro che possono solo utilizzare
e coloro che non possono fare ne l’una ne
l’altra cosa. In altri termini, tra coloro che
sanno e coloro che non sonno. Lo sviluppo
della cultura generale, cioè della capacità di
cogliere il significato delle cose, di capire e di
creare, è la funzione di base della scuola, nonché
il primo fattore di adattamento all’economia
e all’occupazione.
Inoltre si osserva sempre più un ritorno della
cultura generale nel centri di formazione professionale,
nei programmi di riconversione del
lavoratori con poche qualifiche o molto specializzati:
essa diventa un passaggio obbligato
verso l’acquisizione di nuove competenze tecniche.
La sete di cultura generale è Illustrata
peraltro dal successo spettacolare di un’opera
come «Il mondo di Sofia» di Jostein Gartner,
che propone un’iniziazione alla filosofia.
b. Sviluppare l’attitudine all’occupazione
Secondo orientamento: sviluppare l’attitudine
all’occupazione. In che modo l’istruzione e la
formazione possono aiutare i paesi europei a
creare occupazioni durevoli, in quantità paragonabile
al posti di lavoro scomparsi a causa
delle nuove tecnologie?
Il sistema tradizionale, quello che generalmente
segue l’individuo, è la conquista del titolo di
studio. Ne risulta una tendenza generale, a
livello europeo, di prolungare gli studi e una
forte pressione sociale per ampliare l’accesso
agli studi superiori. Se il diploma resta oggi il
miglior passaporto per l’occupazione, il fenomeno
tuttavia ha un rovescio della medaglia:
una svalutazione del settori professionali, ritenuti
opzioni di seconda categoria; una sovraqualificazione del giovani, rispetto alle occupazioni
che vengono proposte loro quando entrano
nella vita attiva; infine, un’immagine del
diploma come riferimento quasi assoluto di
competenza, che permette di filtrare le elite al
vertice e, più generalmente, di classificare i lavoratori
in una determinata occupazione, Da questo
deriva una maggiore rigidità del mercato del
lavoro e un enorme spreco dovuto all’eliminazione
di persone dotate di talento, ma che non
corrispondono al profilo standard.
Senza rimettere in questione questa via tradizionale
in quanto tale, il libro bianco suggerisce
di associarvi un’impostazione di tipo più aperto,
più flessibile. Essa consiste in particolare nell’incoraggiare
la mobilità del lavoratori - dipendenti,
insegnanti, ricercatori - e degli studenti.
Al giorno d’oggi sorprende dover constatare che
in Europa le merci, i capitali e i servizi circolano
più liberamente delle persone e delle conoscenze!
Tuttavia perché questa mobilità venga veramente
attuata bisogna passare da un riconoscimento
delle conoscenze acquisite all’interno
dell’Unione europea: non solo per quanto
riguarda i diplomi, ma anche per le varie materie
che li compongono. In altri termini, uno studente
che abbia effettuato un semestre di studio
in un altro paese europeo dovrebbe ottenere
automaticamente il riconoscimento dall’università
di origine, senza dovere ripetere gli esami
corrispondenti. Attualmente questo è possibile
soltanto se le due università interessate hanno
già stipulato un accordo fra loro. Una vera
mobilità comporta l’eliminazione degli ostacoli
amministrativi e giuridici (legati al diritto di soggiorno
e ai regime di protezione sociale), oppure
fiscali (imposizione delle borse di studio).
Un’altra idea-impulso: l’accesso alla formazione
deve essere sviluppato nell’arco di tutta la vita.
Visto che tutti, autorità pubbliche o imprese, ne
sottolineano la necessità, i progressi compiuti in
questo senso sono molto scarsi. Nell’Unione
europea, un lavoratore dipendente beneficia
mediamente di una settimana di formazione
continua su un periodo di tre anni! Questo è
tanto più insufficiente, che tenuto conto del
cambiamenti dell’organizzazione del lavoro,
imputabili in particolare alle tecnologie dell’informazione,
la formazione relativa a questi
nuovi strumenti ha un carattere urgente. L’Anno
europeo 1996, dedicato all’istruzione e alla formazione
nell’arco di tutta la vita. deve aiutarci a
prendere coscienza di questa esigenza.
Ma la società dell’informazione non modifica
soltanto il funzionamento dell’impresa. Essa
offre anche nuovi orizzonti per l’istruzione e la
formazione, ma bisogna essere attrezzati per
sfruttare pienamente questo potenziale.
Orbene, la frammentazione del mercato europeo
nel settore dell’istruzione multimediale, la
qualità ancora scarsa del prodotti didattici disponibili,
la scarsa disponibilità di elaboratori
nelle classi ( ogni 30 alunni in Europa, ogni IO
alunni negli Stati Uniti) hanno come conseguenza
una penetrazione molto lenta di questi strumenti
nelle nostre scuole. Per questo motivo la
Commissione attribuisce priorità allo sviluppo di
software multimediale per l’istruzione, coordinando
ancor più gli sforzi di ricerca compiuti in
questa direzione dall’Unione europea. Peraltro
è questo il compito affidato ad una «task force»
che raggruppa le risorse della sig.ra Cresson e
del sig. Bangemann.
Mobilità, formazione continua, ricorso al nuovi
strumenti tecnologici Questa maggiore flessibilità
nell’acquisire conoscenze ci invita a riflettere
su nuovi modi per il riconoscimento delle competenze
acquisite, sia che siano state sancite da
un diplomo, che in caso contrario. Questa impostazione
è già stata messa in pratica: il Toefl, che
consente di valutare le conoscenze della lingua
inglese di chiunque, i test
matematica, sono tutti dispositivi che hanno
dimostrato la loro validità.
A questo punto perché non immaginare una
«tessera personale delle competenze}}, sulla
quale figurerebbero le conoscenze del titolare,
che siano di base (lingue, matematica, diritto,
informatica, economia, ecc.) o tecniche, ovvero
addirittura professionali (contabilità, tecnica
finanziaria)? In questo modo un giovane non
munito di diploma potrebbe candidarsi a un
posto di lavoro munito della tessera sulla quale
figurerebbero le sue competenze per quanto
riguarda l’espressione scritta, le conoscenze linguistiche,
il trattamento testi. Quest’idea viene
sviluppata nell’ultima parte del libro bianco.
Tale formula permetterebbe di valutare istantaneamente
le qualifiche di ognuno in ogni
momento dello propria vita, contrariamente ai
diplomi che, nel corso degli anni - e sempre più
rapidamente - perdono il loro valore.
Orientamenti per l’azione
La costruzione della società cognitiva non sarà
oggetto di un decreto, ma sarà un processo continuo.
Questo libro bianco non ha l’ambizione di
presentare un programma di provvedimento, la
Commissione non propone .un toccasana. Essa
intende soltanto proporre una riflessione e tracciare
delle linee d’azione. Senza in alcun modo
volersi sostituire alle responsabilità nazionali, li
libro bianco suggerisce che vengano raggiunti
cinque obiettivi generali per un’azione e, per
ciascuno di loro, uno o più progetti di sostegno
svolti a livello comunitario.
1. Favorire l’acquisizione di nuove conoscenze:
in altre parole, innalzare il livello
generale delle conoscenze in questa prospettiva,
la Commissione invita anzitutto a riflettere
su nuovi sistemi di riconoscimento delle competenze
che non sono necessariamente sancite da
un diploma. A livello europeo, il libro bianco
propone un nuovo sistema di riconoscimento
delle competenze tecniche e professionali.
Come attuare questa impostazione? Anzitutto
creando delle reti europee di centri di ricerca e
di centri di formazione professionale, di imprese,
di settori professionali che permetteranno di
identificare le conoscenze più richieste, le competenze
indispensabili. Si tratterà quindi di definire
i metodi migliori per il riconoscimento (test,
programmi di valutazione, addetti alla valutazione...).
Alla fine il risultato potrebbe essere una
tessera personale delle competenze che permetterebbe
a chiunque di far riconoscere le
proprie conoscenze e competenze in tutta
l’Unione europea.
Il libro bianco vuole inoltre facilitare la mobilità
degli studenti. La Commissione proporrà di
autorizzare uno studente che abbia ottenuto
una borsa di studio nel proprio paese a utilizzarla,
qualora lo desideri, per seguire del corsi
in un istituto superiore di un altro Stato membro.
Essa proporrà inoltre di diffondere il riconoscimento
reciproco delle «unità di valore»
dell’insegnamento (sistema ECTSSistema europeo
di trasferimento di crediti accademici), vale
a dire delle varie conoscenze di cui è composto
il diploma. Infine, la Commissione proporrà di
eliminare gli ostacoli amministrativi giuridici e
relativi alla protezione sociale che frenano gli
scambi di studenti, di partecipanti a corsi di formazione,
insegnanti e ricercatori. Infine verranno
pubblicati bandi di gara comuni al vari programmi
comunitari che si interessano allo sviluppo
di materiale didattico informatizzato multimediale.
2. Avvicinare lo scuola e l’impresa: sviluppare
l’apprendimento in Europa sotto tutti gli aspetti.
II libro bianco propone di collegare tramite una
rete i centri di apprendimento del vari paesi
europei, favorire la mobilità degli apprendisti
nel quadro di un programma del tipo Erasmus e
mettere a punto uno statuto europeo dell’apprendista,
facendo seguito al prossimo libro
verde sugli ostacoli alla mobilità transnazionale
delle persone in corso di formazione,
3. Lottare contro l’emarginazione.- offrire uno
secondo opportunità tramite la scuola. I giovani
esclusi dal sistema scolastico sono a volte decine
di migliaia nei grandi agglomerati urbani.
Sempre più le scuole che si trovano in quartieri
particolarmente sensibili vengono riorientate
verso dispositivi che offrano una seconda
opportunità. Si tratta per queste scuole di
migliorare l’accesso alle conoscenze facendo
ricorso a migliori insegnanti, pagati meglio che
altrove, nonché a ritmi di insegnamento adattati,
a tirocini nelle aziende, disponibilità di materiale
multimediale, classi composte da un
numero ridotto di alunni. Inoltre la scuola deve
svolgere il ruolo di centro d’animazione in un
contesto in cui crollano i riferimenti sociali e
familiari.
Come fare? li libro bianco propone di sviluppare
i finanziamenti complementari europei, a
partire da programmi esistenti quali i programmi
Socrates o Leonardo, appoggiando finanziamenti
nazionali e regionali. Si suggerisce anche
di sviluppare la concertazione e il partenariato
con il settore economico: si potrebbe, ad esempio,
immaginare che ogni impresa sponsorizzi
una scuola, eventualmente con promessa di
assunzione qualora il riconoscimento delle
competenze sia soddisfacente. Le famiglie
sarebbero anch’esse coinvolte direttamente nel
funzionamento del dispositivo di formazione.
Infine, il ricorso a nuovi metodi pedagogici, tecnologie
dell’informazione e tecnologie multimediali
verrebbe fortemente incoraggiato.
4. Possedere tre lingue comunitarie: un marchio
di qualità. La conoscenza di più lingue è diventata
oggi una condizione indispensabile per
ottenere un lavoro e questo è ancor più necessario
in un mercato europeo senza frontiere.
Inoltre costituisce un vantaggio che permette di
comunicare più facilmente con gli altri, scoprire
culture e mentalità diverse, stimolare l’intelletto.
Il plurilinguismo, elemento d’identità e caratteristica
della cittadinanza europea, è inoltre un
elemento alla base della società conoscitiva.
Pertanto il libro bianco propone di istituire un
marchio di qualità «classi europee», che verrebbe
attribuito, in base a un certo numero di criteri,
alle scuole che abbiano sviluppato meglio
l’apprendimento delle lingue. Gli istituti che
otterranno questo marchio saranno collegati fra
di loro mediante una rete. Peraltro verrebbe
sistematicamente favorita la mobilità del professori
di lingua materna verso gli istituti di altri
paesi.
5. Trattare sullo stesso piano l’investimento a
livello fisico e l’investimento a livello di formazione.
Non basta portare l’istruzione e la formazione
a livello di priorità per la competitività e
l’occupazione. Bisogna inoltre incoraggiare, grazie
a provvedimenti concreti, le imprese o le
autorità pubbliche che hanno compiuto grandi
sforzi a favore di questo investimento «non
materiale», a proseguire sulla stessa strada. Ciò
comporta, in particolare, un’evoluzione del trattamento
fiscale e contabile delle spese destinate
alla formazione. Sarebbe quindi auspicabile
che venissero adottate disposizioni a favore
delle imprese che attribuiscono particolare
attenzione alla formazione, affinché una parte
degli stanziamenti impegnati a questo scopo
vengano iscritti in bilancio all’attivo, come beni
non patrimoniali. Parallelamente dovrebbero
essere sviluppate formule del tipo «risparmio
formazione», destinate a persone che desiderino
rinnovare le loro conoscenze o riprendere
una formazione dopo avere interrotto gli studi.
Queste raccomandazioni non hanno la pretesa
di risolvere l’insieme delle questioni sospese. II
libro bianco ha un obiettivo più modesto: contribuire,
tramite le politiche dell’istruzione e
della formazione degli Stati membri, a orientare
l’Europa sulla strada della società cognitiva.
Esso intende inoltre avviare, nel corso del prossimi
anni, un dibattito più vasto, poi che sono
necessarie trasformazioni profonde. Come ha
dichiarato la sig.ra Cresson, «I sistemi d’istruzione
e di formazione hanno troppo spesso l’effetto
di tracciare una volta per tutte il percorso
professionale. C’è troppa rigidità, troppi ostacoli
tra i sistemi d’istruzione e di formazione,
monca la comunicazione, mancano le possibilità
di ricorrere a nuovi tipi di insegnamento nell’arco
di tutta la vita».
Il libro bianco può contribuire a dimostrare che,
per garantire il futuro dell’Europa e il suo posto
nel mondo, occorre attribuire un’attenzione
prioritaria allo sviluppo personale del suoi cittadini,
un’attenzione almeno pari a quella accordata
finora alle questioni economiche e monetarie.
In questo modo l’Europa dimostrerà che
non è soltanto una semplice zona di libero
scambio, ma un insieme politico organizzato, in
grado, non già di subire, ma di controllare l’espansione
a livello mondiale.
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