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venerdì 6 ottobre 2017

Who are the NEETs?

The concept of NEET – young people not in employment, education or training – has been useful in enabling policymakers to better address the disjunctions between young people and the labour market. While the traditional labour market dichotomy of employed or unemployed is valid, it fails to capture modern school-to-work transitions and the legions of young people who are outside the labour market and not accumulating human capital and hence who may be vulnerable to a range of social ills. In 2015, some 4.6 million young people aged 15–24 were unemployed. This is just a subgroup of the broader category of NEET, which comprises 6.6 million young people, meaning that had the concept of NEET not found currency, 2 million young people would have attracted limited attention from a policy perspective. NEET has put previously marginalised populations such as young mothers, young people with disabilities and young labour market drop-outs back into the policy debate about youth unemployment.

NEETs is a broad category encompassing a heterogeneous population. Disentangling the subgroups within it is essential for a better understanding of their different characteristics and needs, and for tailoring effective policies to reintegrate them into the labour market or education.

Identifying the subgroups also aids in identifying who is most vulnerable to poverty and social exclusion. While individuals in the NEET category often experience multiple disadvantages, including a low level of education, poverty and difficult family backgrounds, the population of NEETs is made up of both vulnerable and non-vulnerable young people who have in common the fact that they are not accumulating human capital through formal channels.

Publication: Living and working in Europe 2016

Topic: NEETs

https://www.eurofound.europa.eu/news/news-articles/who-are-the-neets

lunedì 2 ottobre 2017

MEDIAZIONE FAMILIARE per le persone più fragili

Rimettiamo il figlio al centro del diritto

«Occuparsi di diritto di famiglia significa occuparsi di relazioni umane. E le relazioni umane più delicate e più importanti sono quelle che riguardano i minori». Ecco, secondo quanto spiegato dall’avvocato Marta Giovannini, a cui ieri è toccato fare sintesi di quanto emerso dal gruppo sulla 'giustizia minorile', il tema più urgente per i giuristi della famiglia. Oggi il diritto di famiglia sta emarginando i minori. Nei tanti casi giudiziari che coinvolgono le famiglie, il criterio prevalente sembra quello adultocentrico. «Dobbiamo trovare un nuovo equilibrio tra diritto e costume, riconoscendo valore a tutte le parti in conflitto, ma soprattutto alle persone più fragili». Ecco perché i giuristi hanno chiesto innanzi tutto di valorizzare la mediazione familiare, anche quella preventiva che oggi è considerata quasi marginale. «Si tratta di una misura capace sia di prevenire il conflitto, sia di renderlo meno dirompente». La mediazione, è stato fatto notare, dev’essere un diritto soprattutto per i minori, mentre oggi non è neppure prevista. Altro tema irrinunciabile quello della disparità di trattamento tra figli nati all’interno del matrimonio e figli di coppie non coniugate. Nel primo caso, quando la coppia si spezza, della situazione dei figli si occupa il giudice. Nel secondo no, con la conseguenza che i minori rimangono spesso senza tutele. Una situazione che va corretta al più presto. Stesso discorso per lo status di figlio. È stato sottolineata l’inopportunità di esigere, come avviene ora, il riconoscimento da parte della madre quando la nascita avviene fuori dal matrimonio. Anche il diritto al parto in anonimato – hanno fatto notare gli esperti – andrebbe normato con più chiarezza. C’è poi il grande capitolo dell’affido. Quello limitato al minore, è stato fatto notare, non basta più. Occorre pensare a un affido di tutta la famiglia in difficoltà. Ci sono già esperienze in questo senso. Andrebbero fatte rientrare nella riforma in discussione.

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/buone-idee-per-rilanciare-la-famiglia