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Mediazione


"La mediazione accoglie il disordine. E' un momento, un luogo, in cui è possibile esprimere le nostre differenze e riconoscere quelle degli altri. E' un incontro nel quale si scopre che i nostri conflitti non sono necessariamente distruttivi, ma possono essere anche generatori di un nuovo rapporto"


Jacqueline Morineau. Lo spirito della mediazione
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Il Pedagogista è il professionista che conosce la realtà educativa, la ricostruisce razionalmente, la pianifica a partire da diagnosi pedagogiche accurate dei bisogni e propone opzioni epistemologiche, metodologiche e tecniche idonee e tali da rendere possibili processi di autonomia ed una assunzione di decisioni individuali e collettive.




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Mediazione familiare

Teresa Laviola, Avvocato

Chi è il mediatore familiare?
Il mediatore familiare è una figura professionale, che, con una formazione specifica, gestisce un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari. La mediazione familiare si basa sul riconoscimento della capacità di ognuno di uscire dallo schema difensivo e/o aggressivo in cui si è ingabbiato per arrivare comprendere i bisogni dell'altro e ad accoglierli in sintonia con i propri. Ed è su tale potenzialità dell'essere umano che essa si basa per la gestione delle situazioni in cui i le parti non riescono autonomamente ad attivare le loro naturali capacità di mediazione, proprio per il livello di escalation cui il conflitto è giunto.
Tale percorso, sfrutta il potenziale positivo della condizione conflittuale: il conflitto non è statico ma è un fenomeno inaspettato e dinamico nel quale i genitori, le coppie, le parti del conflitto si spostano da una posizione all'altra, da una posizione debole ad una forte, e diventano più tranquilli, sinceri, sicuri, eloquenti e risoluti, passano dalla debolezza alla forza (empowerment), dall'egocentrismo alla comprensione dell'altro (recognition); la crisi affettiva, potrà trasformarsi da catastrofico fallimento ad occasione di crescita ed evoluzione personale.
Il mediatore, equi-vicino e terzo rispetto alle parti, rispecchia la sofferenza delle parti coinvolte nella disputa per permettere un cambiamento della loro relazione, li comprende ma non si sostituisce a loro. Egli, ascoltando empaticamente le parti e favorendo il loro reciproco ascolto empatico, fa si che non vengano eluse le sofferenze di ciscuno, ma che siano aiutate ad affrontarle senza essere censurati e giudicati, né tenterà di fornire interpretazioni particolari ai loro vissuti e comportamenti.

Quali sono vantaggi della mediazione familiare?
Tale percorso permette alle parti di vivere costruttivamente le loro conflittualità, e di riorganizzare la loro vita ritrovando benessere e serenità. I genitori saranno tali per sempre, anche se non potranno più essere coppia; anche le famiglie in difficoltà, potranno imparare e godere una gestione costruttiva e serena dei rapporti, anche grazie ad un nuovo modalità di comunicare. I "mediati" potranno così interrogarsi e mettersi in discussione, cambieranno prospettiva, approderanno a letture diverse del proprio e dell'altrui comportamento, potranno mettere in gioco le proprie responsabilità educative, liberandosi dalla condizione penalizzante di adulti irresponsabili.
In particolare, i partners potranno valorizzare le proprie funzioni genitoriali ed i figli trovare un luogo di ascolto e di accoglimento delle proprie istanze emotive. Attraverso la mediazione familiare, le relazioni familiari saranno trasformate e non spezzate: sarà possibile guardare al futuro con una prospettiva più positiva e ricca di speranza.

In quali casi è possibile applicare la mediazione familiare?
E' possibile intraprendere un percorso in mediazione familiare per le coppie che abbiano deciso di separarsi o di divorziare, per quelle che si siano già separate e debbano rivedere i loro rapporti patrimoniali, sul mantenimento o sull'affidamento dei figli nell'ottica di imparare a comunicare in maniera costruttiva ed efficace (non è mai tardi!) sia per le coppie che non sanno se farlo. La mediazione familiare è adatta e auspicabile anche per le famiglie che stanno vivendo problematiche che non riescono a gestire e a superare autonomamente (mediazione coniugale) ma hanno bisogno di un aiuto che le supporti nella nuova definizione di un assetto familiare sereno. Inoltre, tale percorso si rivolge ai rapporti tra rami parentali (nonni/nipoti, genitori /figli, ecc.).

Quali soggetti si possono avvalere di un mediatore familiare?
Anche i minori posso chiedere l'intervento di un mediatore familiare? Tutti coloro che abbiano difficoltà familiari possono chiedere il supporto di un mediatore familiare, anche un minore.

Quanto dura la mediazione familiare?
La mediazione familiare prevede diversi incontri, orientativamente uno per ogni settimana, tanti quanti siano necessari a gestire e a superare costruttivamente e serenamente le problematiche familiari. Il primo incontro ha natura informativa e si rivela utile per spiegare chi sia la figura del mediatore familiare, la sua terzieta, imparzialità ed equivicinanza rispetto alle parti, l'assenza di ogni qualsivoglia giudizio da parte sua, e il dovere di segretezza delle parti e del mediatore (che non potrà mai essere chiamato a testimoniare in un eventuale procedimento giudiziario) rispetto ai contenuti degli incontri.

E' possibile interrompere il percorso di mediazione intrapreso?
Certo, in ogni momento del percorso. Inoltre, la fase informativa è utile per determinarsi ad affrontare o meno il percorso della mediazione familiare.

In quale settore del diritto di famiglia ha ricevuto maggiori richieste in veste di mediatore familiare?
Nelle separazioni, nei divorzi, nella gestione dell'affidamento dei minori e in relativa agli aspetti patrimoniali e/o al mantenimento.

MEDIAZIONE
Un caso di approccio trasformativo alla mediazione familiare


Teresa Laviola, Avvocato

Tizia è giunta nel mio studio con la volontà di farsi aiutare da un avvocato in quanto il marito Caio l'aveva lasciata. Occupavamo due delle tre poltroncine che, equamente vicine, per me e per chi vi si sedeva, dovevano enunciare la mia vicinanza a pari titolo ad entrambe le parti della disputa ed al contempo, la mia terzietà che doveva rimanere inalterata, senza pregiudizi, qualsiasi cosa mi venisse raccontata, qualsiasi Tizia due possibilità delle quali l'una, farsi difendere da me in qualità di avvocato, e in quel caso avrei potuto difendere soltanto lei, invitando Caio a nominarsi un altro difensore; oppure, un'altra strada, nella quale, tutti e tre avremmo seguito un percorso di mediazione familiare, dalla quale il primo beneficiario sarebbe stato il loro bambino Sempronio, che allora aveva cinque anni. Quel giorno, introdussi Tizia alla prima fase dell'accoglienza nella quale le ho spiegato che avrei seguito sia lei che Caio, assegnando loro dei compiti a casa che avrebbero potuto svolgere insieme, verificando i loro progressi nella condivisione di obiettivi comuni, attraverso una comunicazione efficace. Non sarei stata un giudice, attribuendo ragioni o torti, avrei "smesso i panni dell'avvocato", della difesa dell'uno contro l'altra, per indossare quelli della mediatrice. Avremmo contato sulla comune riservatezza. Avremmo individuato diversi percorsi e avremmo trovato insieme la strada verso la serenità. Nella nostra equipe, non sarebbe stata sufficiente la presenza partecipativa di Tizia, ma occorreva il contributo essenziale di Caio il quale avrebbe dovuto accogliere quel percorso che avevo presentato alla moglie e così, anche lui ha fatto il proprio ingresso in studio e gli è stato introdotto il percorso che, per scelta, avrebbero intrapreso. Purtroppo, la loro comunicazione era diventata pressoché assente e finalizzata alle esigenze lavorative che li accomunavano e agli impegni del bimbo: parlavano poco e la loro vita affettiva era pressoché assente. I primi incontri servirono a dissodare il terreno dalla cattiva comunicazione, provando a far rimarginare vecchie ferite, a dare voce a delusioni malcelate e a manifestare il malessere di ciascuno loro perché si accogliessero nella loro diversità e perché, con nuove modalità, cominciassero a prendersi "cura" l'uno dell'altro per se stessi e, soprattutto, per il loro piccolo Sempronio. Nel percorso di mediazione entrambi giocavano a interpretare il ruolo dell'altro, ciascuno si chiedeva, ormai spesso, cosa avrebbero fatto e pensato trovandosi nei panni dell'altro. Superato brillantemente il passaggio della comunicazione empatica e costruttiva, dovevamo entrare necessariamente in un altro territorio molto pragmatico: una nuova gestione della famiglia a livello patrimoniale, il mantenimento e l'affidamento del piccolo Sempronio. Nei successivi incontri abbiamo lasciato emergere tante possibilità e strategie (brainstorming) per gestire in maniera adeguata il nuovo assetto familiare che si andava costituendo. Tizia decideva quindi di non rientrare a Roma dove precedentemente al matrimonio viveva sia per non mettere in difficoltà l'azienda nella quale da molti anni lavorava con Caio, sia per non togliere al papà la possibilità di incontrarsi e di prendersi cura del bambino. Questa scelta è stata frutto della riflessione che sarebbe stato deleterio per Tizia gestire l'affidamento in modalità alternata, seppure condivisa in quanto i compiti della gestione familiare sarebbero spettati quasi tutti a lei, e Sempronio avrebbe risentito molto della mancanza frequente del papà.
Nei successivi incontri, la capacità comunicativa di Tizia e Caio è giunta al punto che, oggi entrambi sono in grado di modificare la loro gestione familiare in vista delle mutevoli esigenze. Il bambino, gode similmente delle prerogative di una famiglia "unita": entrambi i genitori provvedono al suo mantenimento in maniera diretta, e attraverso il supporto economico del padre; frequenta entrambi i rami parentali e le amicizie vecchie e nuove. Tizia e Caio sono adulti responsabili: l'oggettiva situazione di difficoltà non li ha fatti chiudere nel loro egoismo, ma, al contrario, la mediazione li ha educati a comunicare in maniera costruttiva e non rivendicativa l'una nei confronti dell'altro, che ha sortito un effetto positivo anche nel loro comune lavoro. Oggi sono separati legalmente: in Tribunale sono giunti insieme e insieme sono andati via, tornando al loro comune lavoro e accordandosi per Sempronio sulla gestione del "menage familiare" del seguito della giornata.

fonte:

http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/dirittoCivile/famiglia/2014-02-28/mediazione-familiare-parla-esperto-111218.php
http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/dirittoCivile/famiglia/2014-02-13/caso-approccio-trasformativo-mediazione-153715.php

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