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mercoledì 13 maggio 2009

Apprendere in eta' adulta


“Perché l’Educazione degli adulti non formale è importante?”– si chiede Stefano De Camillis nel suo nuovo libro in questi giorni in libreria "Filosofia dell’apprendimento in età adulta"Edup (pp. 192 € 19,00). Cos’è l’apprendimento in età adulta? Perché l’apprendimento spontaneo e leggero nei contesti dell’Educazione degli adulti è importante per lo sviluppo individuale e sociale? Partendo da una ridefinizione di educazione degli adulti, il libro propone una riflessione sul senso profondo e sulla natura dell’apprendimento non formale. L’educazione degli adulti coinvolge gli individui in una pluralità di situazioni: in una classe o in una mostra, in un cinema o in una biblioteca, assistendo a una lezione o a una conferenza, ascoltando un concerto o guardando un film, in gruppo o da soli. Apprendere nei contesti di educazione degli adulti è come giocare, è attività di libera indagine personale svincolata da ogni finalità, è viaggio alla ricerca di sempre mutevoli significati. E, come nel gioco, nel fare “come se” è possibile acquisire informazioni, abilità e nuovi e molteplici punti di vista. “Ed è attraverso il “far finta di” che – sostiene l’autore – ognuno di noi può entrare in nuovi contesti d’esperienza e cercare ciò di cui ha bisogno, senza il rischio che la sua azione sia valutata in termini di performance”. L’apprendimento in età adulta dunque è una chiave per la crescita personale e al tempo stesso risorsa a fondamento dello sviluppo sociale. La libertà, l’autonomia, l’autorealizzazione si basano sempre più sulla capacità di accedere ai saperi e sulla competenza strategica di saper apprendere nelle diverse età della vita e nei diversi contesti. Con una prosa agile e come seguendo il ritmo dei movimenti di un brano orchestrale (il parallelo è dell’autore), Stefano De Camillis, esperto di educazione degli adulti e membro del Consiglio dell’Unieda, Unione italiana di educazione degli adulti, propone un’attenta riflessione sul concetto di apprendimento inteso – sostiene la professoressa Alberici nella postfazione – “come ricerca/esplorazione continua per essere attori del cambiamento”.



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