Gli studenti lombardi trascorrono circa tre ore al giorno in rete, chattando sui social network (lo fa l’83 per cento degli intervistati) e cercando informazioni e approfondimenti (il 53 per cento). Attraverso i dati dei test Invalsi, poi, i ricercatori hanno associato l’utilizzo dei media digitali ai livelli di apprendimento. E così, se internet viene percepito dalla maggioranza degli studenti come uno strumento fondamentale (anche) per lo studio, secondo questa Indagine per ogni ora passata sul web l’apprendimento cala di 0,8 punti (su 100) in italiano e di 1,2 punti in matematica. Un calo che è ancora più marcato se si considera solo la quota di tempo che gli studenti trascorrono online per motivi di studio: meno 2,2 punti ( su 100) in italiano e 3,2 punti in matematica. Tuttavia, 32 giovani su 100 confessano di cercare online proprio quelle informazioni che non riescono a trovare nei libri. E il 41 per cento usa la rete anche per scambiare informazioni con i compagni di scuola.
Chi sono allora questi studenti 2.0? La ricerca prova a disegnare un identikit. Rispetto al passato, i ragazzi dei centri di formazione professionale hanno superato quelli dei licei e degli istituti tecnici quanto a tempo speso online. A fronte di una permanenza in rete dello studente medio di 3 ore al giorno, un liceale naviga quotidianamente 2 ore e 48 minuti. Chi frequenta un centro di formazione professionale invece rimane connesso 3 ore e un quarto. Tutti, però, usano i social network. Facebook è protagonista: l’82 per cento degli intervistati possiede un profilo e quasi sei su dieci riferiscono di tenerlo aperto anche mentre fanno i compiti. Non tutti, invece, usano i social allo stesso modo. Secondo i ricercatori, chi frequenta un liceo e chi ha genitori con un alto grado di istruzione preferisce uno stile d’uso più restrittivo: poche informazioni condivise online, un profilo privato e contatti prevalentemente con persone conosciute fuori dalla rete. Gli altri, invece, usano i social media in modo più aperto, mettendo molte informazioni a disposizione di tutti e scegliendo un profilo completamente pubblico.
Tutti insomma navigano in internet, ma non tutti lo fanno allo stesso modo. Basta leggere attentamente i dati che riguardano il livello di competenza digitale critica, ossia la capacità di navigare valutando le fonti, consci dei rischi e della natura dei contenuti offerti dal web. Chi frequenta un liceo è riuscito a rispondere correttamente al 69 per cento delle domande dei ricercatori mentre gli altri studenti solo al 56 per cento. Un simile divario si nota anche tra i figli di italiani e quelli di genitori immigrati. Cosa vuol dire? Significa, ad esempio, che tutti (o quasi) utilizzano Wikipedia ma solo tre ragazzi su dieci sanno spiegare esattamente come funziona. «Quelli che vengono definiti nativi digitali appaiono in realtà bisognosi di una guida rispetto agli usi significativi della rete - ha spiegato Marco Gui, ricercatore in Sociologia dei media dell’Università Bicocca -. L’utilizzo frequente di internet non si traduce necessariamente nell’essere utenti consapevoli».
Nessun commento:
Posta un commento