Lo studio analizza la situazione sul mercato del lavoro dei giovani in Europa, con un occhio di riguardo alla generazione Neet, ossia quella che non studia, non lavora e non fa nient'altro (Not in Education, Employment or Training).
L’inattività giovanile in Europa pesa sull'intero sistema economico soprattutto in termini di mancata produzione di ricchezza: la perdita stimata è dell'1,21 % del prodotto interno lordo di tutta l'Ue. Una cifra importante e soprattutto in netta crescita: il 28% rispetto al 2008.
Nel 2008 i ragazzi fra i 15 e i 24 anni con lo status di Neet erano l'11%, tre anni dopo sono arrivati a quota 7,5 milioni (13%). Emergono notevoli differenze tra gli Stati membri, con tassi che oscillano da valori inferiori al 7% (in Lussemburgo e nei Paesi Bassi) a valori superiori al 17% (in Bulgaria, Irlanda, Italia e Spagna).
In Italia il fenomeno è particolarmente significativo: se i giovani che non studiano e non lavorano entrassero a far parte del sistema produttivo, si potrebbero guadagnare 2,06 punti percentuali di Pil, ed una crescita in termini assoluti di circa 32,6 miliardi di euro. Nell'indagine si traccia anche un ritratto dei soggetti a "rischio Neet". Sono i giovani con bassi livelli di scolarizzazione che presentano una probabilità tre volte più elevata di finire nella categoria di quelli che non studiano e non lavorano rispetto ai coetanei con un'istruzione superiore. Il rischio aumenta per i giovani immigrati, quelli con problemi di salute o forme di disabilità, oppure provenienti da ambienti familiari difficili e con redditi bassi, spesso residenti in aree periferiche più arretrate.
Per approfondire:
NEETs - Young people not in employment, education or training: Characteristics, costs and policy responses in Europe
Presidency conference on Employment priorities: Focus on youth unemployment
FONTE: ISFOL http://www.isfol.it/primo-piano/studio-eurofound