Le iniziative e i documenti del Consiglio d’Europa sostengono politiche basate sulla prospettiva di lifelong learning (apprendimento nel corso della vita o formazione continua). La visione di lifelong learning è una visione inclusiva e comprensiva che tiene conto sia dell’educazione formale che di quella non formale. E’ il caso di definire e specificare tre termini che più volte sono citati nei testi del Consiglio d’Europa presi in esame: educazione formale, educazione non formale, educazione informale
L’educazione formale è ogni tipo di educazione strutturata e regolare organizzata dalle istituzioni che si conclude con un certificato di riconoscimento, quale può essere il diploma o la laurea ad esempio. E’ un’educazione suddivisa cronologicamente per gradi, dalla scuola primaria, alla secondaria, all’insegnamento universitario (o superiore).
L’educazione non formale è un’attività educativa intrapresa al di fuori del sistema formale e perciò al di fuori della scuola al di fuori delle attività curricolari. L’educazione non formale e le attività extra-curricolari che la compongono non rilasciano alcuna documentazione o certificato di frequenza.
Infine, l’educazione informale rappresenta l’apprendimento non pianificato che accompagna ogni persona nella vita quotidiana e che corrisponde alle esperienze di ogni giorno acquisite nell’ambito della famiglia, degli amici, del gruppo di pari, dai media
Nonostante l’attenzione più volte riproposta sul tema del lifelong learning e dell’educazione non formale e il crescente riconoscimento delle autorità dei paesi membri in materia, il Consiglio d’Europa riconosce la persistenza di un divario tra concetto teorico sviluppato e pubblicizzato e realizzazione pratica dello stesso. Riscontrando risultati positivi nelle situazioni pratiche di sviluppo di educazione non formale proposto agli studenti e notando l’interesse crescente per associazioni di volontariato di differenti ambiti, il Consiglio, nei testi proposti dall’Assemblea Parlamentare e dal Comitato dei Ministri, sostiene questi concetti riproponendoli frequentemente.
Per quanto riguarda l’Assemblea Parlamentare, la Raccomandazione 1353 del 1998, in tema di accesso delle minoranze all’educazione superiore, subito all’inizio del testo asserisce che il diritto all’educazione è un diritto primario non solo per alunni, ragazzi, ma per tutti gli esseri umani, perché solo attraverso di esso le persone crescono, si realizzano, si inseriscono nella vita della società.
La Raccomandazione e Dichiarazione del 1999 collega l’educazione non formale al tema dell’educazione alla cittadinanza democratica basata sui diritti e sulle responsabilità. Nell’occuparsi di educazione alla cittadinanza democratica propone un programma basato su tre aspetti: policy-making, research and data collection, training and awareness-raising. Proprio nel primo aspetto include l’assistenza agli stati membri nell’inserimento dell’educazione alla cittadinanza democratica all’interno dei programmi educativi, e del riconoscimento dell’apporto dato dal volontariato e dall’apprendimento non formale.
La raccomandazione che più specificatamente tratta la tematica dell’educazione non formale è la 1437 del 2000. In questo documento l’educazione non formale è considerata parte fondamentale che accompagna l’educazione formale, che, sola, non può rispondere e affrontare il rapido cambiamento sociale, economico e tecnologico della nostra società. Inoltre aggiunge che “l’educazione non formale è una parte integrante del concetto di lifelong learning, che permette ai giovani e agli adulti di acquisire e mantenere capacità, abilità e prospettive necessarie per adattarsi al continuo cambiamento dell’ambiente”. L’Assemblea Parlamentare individua tra le iniziative con le quali gli individui possono prendere parte all’educazione non formale, il ruolo importante svolto dalle Organizzazioni non governative, e invita i governi degli stati membri a incentivare la collaborazione tra insegnanti, educatori e ONG e a supportare le attività educative non formali attraverso particolari finanziamenti alle ONG. L’Assemblea richiama la Dichiarazione Finale della quinta Conferenza dei Ministri Europei responsabili della Gioventù nella quale i paesi europei sono spronati a riconoscere le capacità acquisite attraverso l’educazione non formale, e richiama i governi affinché riconoscano l’educazione non formale come parte del processo di formazione continua, rendano accessibile a tutti l’educazione non formale e monitorino sui risultati ottenuti.
Relativamente alle raccomandazioni del Comitato dei Ministri, la Raccomandazione 3 del 1998, in tema di accesso all’educazione superiore, collega il concetto di formazione continua alla possibilità di accesso all’educazione di grado superiore dicendo che “… l’obiettivo dell’apprendimento durante il corso della vita per tutti richiede una ampia e
uguale opportunità di accedere all’educazione superiore”. Parlando uguali opportunità ci si riferisce ad un concetto di eguaglianza inteso non solo in senso formale, o de jure, ma anche sostanziale, effettivo, basato sul principio di non discriminazione (e proprio sul tema della non discriminazione la raccomandazione dedica un intero paragrafo). La raccomandazione, infine, dedica il sesto paragrafo dell’Appendice all’accesso al lifelong learning , ricordando che i governi e gli istituti di educazione superiore devono riconoscere l’importanza del contributo che l’educazione superiore dà al lifelong learning, e devono incoraggiare gli adulti, sia coloro che hanno esperienza di educazione di grado superiore che coloro che non hanno tale esperienza, a parteciparvi. Infine la Raccomandazione 6 del 2002 si occupa delle politiche di educazione superiore nel corso della vita. Essa riconosce l’apprendimento nel corso della vita uno strumento per evitare l’esclusione sociale e promuovere la partecipazione democratica. Definisce il lifelong learning come “un processo di continuo apprendimento che mette in grado tutti gli individui, dall’infanzia all’età adulta, di acquisire e aggiornare le conoscenze, le abilità e le competenze a diversi livelli della loro vita e con una varietà di condizioni, formali e non formali, con il proposito di massimizzare il proprio sviluppo personale, ampliare le opportunità e incoraggiare un’attiva partecipazione alla società democratica”4. L’azione dei governi deve essere orientata, quindi, ad offrire agli individui l’opportunità di acquisire conoscenza nei differenti momenti della vita e un uguale accesso alle proprie aspirazioni, richiamando così il concetto di eguaglianza già affrontato dalla raccomandazione 3 del 1998. I governi devono inoltre incoraggiare gli istituti di educazione superiore ad intraprendere e sostenere iniziative di formazione continua che rispettino i principi di trasparenza e qualità.
Il Comunicato Finale della Conferenza per l’Anno Europeo della cittadinanza attraverso l’educazione racchiude nel documento e nel Piano d’Azione molteplici dei concetti contenuti nei precedenti testi e raccomandazioni, come per racchiudere e sintetizzare una molteplicità di tematiche intrecciate tra loro. Nel definire la cittadinanza attiva l’obiettivo dell’Anno 2005, sottolinea il contributo dato dal lifelong learning formale e non formale e l’importanza di rafforzare le politiche di EDC e di HRE perché considerate il migliore strumento di educazione formale e non formale.