Translate

lunedì 26 dicembre 2016

Facebook, prenditi una pausa e ti sentirai meglio. Soprattutto a Natale

Se frequentare i social network può avere effetti negativi sull'umore, una settimana di sospensione può bastare per sentirsi meglio. Ma è importante coltivare affetti e attività in modo indipendente. Per non subire gli effetti da astine

LE VACANZE di Natale e il maggiore tempo libero potrebbero portarci a navigare sui social ancora di più di quanto facciamo di solito. Ma se non è un modo per sentire amici e parenti che magari, nonostante le Feste, non riusciamo a incontrare di persona, passare molto tempo su Facebook, potrebbe nuocere al nostro benessere psicologico. E allora potremmo star meglio prendendo una pausa e scegliere piuttosto di fare una passeggiata o di passare più tempo con le persone "reali".

Lo studio. È il consiglio dei ricercatori dell'università di Copenaghen che hanno verificato i benefici di sospendere la frequentazione del social network sul benessere psicologico di oltre 1000 persone, soprattutto donne, e pubblicato i risultati su Cyberpsychology, Behaviour and Social Networking. Rispetto al gruppo di controllo che, durante il periodo dello studio, non ha mai smesso di frequentare Facebook, la sospensione di una settimana ha avuto effetti positivi sul gruppo di volontari in esame, soprattutto donne. In termini di pensieri positivi e soddisfazione nei confronti della propria vita. Effetti tanto più significativi quanto più i volontari erano assidui frequentatori del social network e quanto più questi tendono a provare invidia per le vite altrui.

Natale con i tuoi: il digital detox per le feste

Navigazione per la galleria fotografica

Parla con i tuoi amici: fai sapere che per le feste sarai ''spento''. Ma dì loro che potranno comunque telefonarti o mandarti messaggi

Parla con i tuoi amici: fai sapere che per le feste sarai ''spento''. Ma dì loro che potranno comunque telefonarti o mandarti messaggi

Togli la Sim dal tuo smartphone. E se proprio devi usarla, mettila in un vecchio telefonino.
Lasciati ispirare, non perdere tempo dietro al telefono: pensa a tutto quello che potresti fare dedicandoti ad altro.
Prova a spegnere tutto: smartphone, tablet, laptop e desktop. Puoi stare senza i device fino alla fine delle feste, basta provare.
Parla con i tuoi amici: fai sapere che per le feste sarai ''spento''. Ma dì loro che potranno comunque telefonarti o mandarti messaggi
Controlliamo lo smartphone in media circa 150 volte al giorno. E trascorriamo 8 ore e 41 secondi con lo sguardo puntato allo schermo. Ecco quattro consigli 'facili' per staccare la spina

fonte: itstimetologoff.com
Invidia e insoddisfazione. Invidia che scaturisce da confronti irrealistici con le vite di parenti e amici, perché fatti sulla base della loro ostentazione di felicità - il più delle volte non così autentica - tra famiglie felici e vacanze perfette. E la stessa passività con cui si trascorrono minuti e ore a osservare la vita degli altri, può aggravare il senso di insoddisfazione per via del fatto stesso di spendere tempo in un'attività poco significativa.

Nelle festività. "Nei periodi delle festività ricorrenti in particolare - puntualizza Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, esperto nelle dipendenze da tecnologia - staccare dai social può avere un effetto anche più positivo, perché la ripetizione di stereotipi o la condivisione da parte di amici di particolari situazioni felici che non fanno parte della nostra vita, possono instaurare o aumentare un sentimento di malessere".

Usarlo per quello che è. E se già studi precedenti avevano stabilito un legame tra sintomi depressivi e frequentazione dei social network, il consiglio degli esperti per stare meglio è prendersi pause da questa attività. "Potrebbe bastare un giorno alla settimana di disintossicazione dai social", spiega Lavenia, che prosegue: "Potrebbe anche essere utile scriversi su un foglio di carta le cose che abbiamo fatto e visto lontano da uno schermo, come il viso di nostro figlio o il colore del cielo". Così prendiamo consapevolezza di quello che ci perdiamo della realtà non virtuale che ci circonda, per riappropriarcene, in modo graduale.

L'astinenza. Per quanto riguarda lo studio danese, "occorre tuttavia vedere l'effetto di una pausa più lunga di una settimana - aggiunge Lavenia - perché se staccare da una relazione con i social, come per qualsiasi altra cosa che ci stimola e stressa come il lavoro o la famiglia, può rilassarci momentaneamente, sul periodo più lungo, se non ci siamo costruiti un tessuto sociale o attività al di fuori del mondo virtuale, possiamo andare incontro a situazioni di malessere simili a quelli dell'astinenza".

Allargare gli orizzonti social. E se il social preso in considerazione in questo studio è quello più diffuso e utilizzato, "per studi futuri - concludono i ricercatori - si dovrebbe analizzare l'effetto anche degli altri social sull'umore e di pause più lunghe per vedere se gli effetti positivi della pausa sono duratori o meno".
http://www.repubblica.it/salute/2016/12/22/news/facebook_depressione_natale-154665619/?ref=HRERO-1


venerdì 16 dicembre 2016

La laurea in Italia allarga la mente ma non gonfia il portafogli



«La laurea può allargarti la mente, ma anche gonfiarti il portafoglio». L’Economist - nomen omen - non usa perifrasi. Forse il linguaggio è un po’ brutale, ma il principio sacrosanto. Giusto che un laureato guadagni più di un diplomato. Quando capita il contrario, vuol dire che qualcosa non va. Come a Cuba, dove un medico ospedaliero inchiodato alla miseria dello stipendio statale guadagna meno di una cameriera di un grande albergo che arrotonda con le mance dei turisti. E infatti in tutti i Paesi Ocse, cioè in tutte le economie di mercato rette da un governo democratico, la laurea comporta un significativo vantaggio economico. Che però varia considerevolmente da Paese a Paese.

Il valore aggiunto del titolo di dottore è massimo in Irlanda e negli Stati Uniti, dove i laureati beneficiano anche di un prelievo fiscale basso. La laurea paga bene anche negli ex Paesi del Blocco di Varsavia (Polonia, Slovenia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia) che - nota l’Economist - storicamente risentono della mancanza di laureati a fronte di un’alta richiesta di lavoratori qualificati. Mentre funziona meno nei Paesi nordici e nel Benelux (Svezia, Danimarca, Norvegia, Belgio e Olanda) che abbondano di «dottori» e per di più li tartassano.

Italia maglia nera

E in Italia? In Italia, è vero, il prelievo fiscale è molto alto, ma i laureati sono mosche bianche. E non è solo un’eredità del passato: anche fra i giovani dobbiamo accontentarci di un misero laureato ogni quattro 25-34enni: peggio di noi nella classifica Ocse fa solo il Messico. Con così pochi dottori in giro ci sarebbe da aspettarsi un vantaggio economico molto consistente. E invece non è così. Da noi lo scarto nello stipendio fra diplomati e laureati è basso, troppo basso, come ha più volte ricordato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Siamo sui livelli della Norvegia che però ha il doppio di laureati di noi (un giovane su due). Una situazione che si traduce in circolo vizioso: continuiamo ad avere pochi laureati perché l’università è considerata poco attraente e infatti in Italia il tasso di iscrizione degli studenti a un corso di laurea di primo livello è del 37%, molto inferiore rispetto alla maggior parte dei Paesi dell’Ocse.

Laurea, dottorato o master per noi pari sono

Ma c’è di peggio. In Italia non è soltanto la laurea a non pagare il giusto dividendo rispetto al diploma di scuola superiore. Nemmeno il dottorato o il master fanno la differenza. Negli altri Paesi chi decide di fare un investimento ulteriore in istruzione ne ottiene in cambio un sensibile aumento di stipendio. Da noi, invece, laurea o dottorato pari sono. Colpa di un tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese che non sanno valorizzare lavoratori altamente qualificati come chi possiede un Phd. E poi ci si chiede come mai facciano le valigie... Secondo un recente rapporto Istat il 12,9 per cento dei dottori di ricerca vivono all’estero, dove in media guadagnano 830 euro in più dei colleghi rimasti in Italia. E soprattutto hanno un impiego più a misura del loro profilo, visto che da noi invece un dottore di ricerca su 4 (nel caso delle donne, uno su tre) fa un lavoro che non ha nulla a che vedere con l’attività di ricerca e sviluppo.

http://www.corriere.it/scuola/universita/cards/laurea-italia-allarga-mente-ma-non-gonfia-portafogli/quanto-paga-laurea-mondo_principale.shtml