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lunedì 12 ottobre 2015

Comunicazione paraverbale

Tono di voce: la parte emozionale di quel che diciamo – Idee 142

C’è un aspetto di tutto quanto diciamo o scriviamo, e di tutto quanto ascoltiamo o leggiamo, che ne influenza in maniera sostanziale l’efficacia, la credibilità, la forza, la memorabilità. È ciò che viene definito “tono di voce”.

LA MACCHINA CHE CI FA PARLARE. La voce che ciascuno di noi ha è una faccenda di polmoni, corde vocali, laringe, bocca, denti, lingua… una complicata macchina per parlare.
I polmoni pompano aria, e l’intensità della voce (dal sussurro all’urlo) dipende da quanta aria viene pompata. L’aria fa vibrare le corde vocali, che producono suoni di diversa frequenza: dalla lunghezza e dalla tensione delle corde vocali deriva la qualità della voce (gli uomini hanno corde vocali più grosse e voci più gravi delle donne o dei bambini).
Il tono e il timbro (squillante, cristallino, roco…) invece, sono modulati soprattutto dalla laringe. E le parole articolate si formano ancora dopo, tra labbra, denti, lingua. Tutto questo complesso apparato viene guidato dall’area cerebrale di Broca.
Una scoperta recente, e assai affascinante, riguarda il fatto che, anche quando articoliamo un pensiero in silenzio, il nostro cervello “pensa” attraverso i suoni.

TONI CARISMATICI. I leader politichi che parlano con voci più profonde vengono percepiti come più carismatici e determinati. Gli uomini li considerano più dominanti, le donne più sexy, ma la percezione cambia anche da paese a paese e da cultura a cultura. È la BBC a raccontarlo, riprendendo un recente studio dell’Università della California.

Per esempio, i francesi preferiscono una tonalità media, che viene percepita come più prudente, calma e affidabile. Gli italiani preferiscono una tonalità più bassa, percepita come più determinata (e anche come più autoritaria e minacciosa: vi ricordate la voce rotta, sussurrata e profonda di Marlon Brando che interpreta Il Padrino? Qui in lingua originale).
Le caratteristiche interiori di un politico vengono sempre percepite attraverso il tono di voce che usa, racconta Rosario Signorello, che conduce la ricerca.
Signorello mette a confronto le voci del brasiliano Lula da Silva (profonda e autoritaria), dei francesi Hollande (uniforme, lenta e con lunghe pause rassicuranti) e Sarkozy (poche pause e frequenti cambi di tono, che trasmettono dinamismo). Ma ha cominciato anni prima, analizzando i cambiamenti intervenuti nella voce di Umberto Bossi. Prossimamente Signorello si dedicherà alle voci delle donne della politica: sarà interessante scoprire se trova delle differenze nella percezione, o se le regole valgono per tutti.
Del resto già nel 2012 alcuni ricercatori canadesi provano a manipolare la tonalità della voce dei leader politici, rendendolo più profondo o più acuto, e scoprono che il favore degli ascoltatori e il loro orientamento di voto si modificano di conseguenza.

MODULARE LA VOCE. In realtà tutti noi, quando parliamo e in maniera più o meno consapevole, moduliamo la nostra voce: una voce del tutto uniforme appare robotica. Per esempio, calibriamo il volume (l’intensità) della voce non solo in relazione alla condizione e alla distanza di chi ci ascolta, ma anche in base alla nostra condizione emotiva.
Soprattutto facciamo in modo che il tono che usiamo sia congruente con la qualità emozionale del messaggio che vogliamo trasmettere: una frase semplice come “ti stavo aspettando” può essere detta in mille toni, che possono trasmettere mille coloriture emozionali diversi, da “che gioia vederti”, a “bene, adesso che sei qui, datti da fare” a “fortuna che sei arrivato!” a “sono infuriato e vorrei strangolarti con le mie mani” a “sei inaffidabile e non cambierai mai”.
L’incapacità patologica di usare un tono di voce congruente con quanto si sta dicendo si chiamaparafonia.

TONO DI VOCE E COMUNICAZIONE INTERPERSONALE. Non si tratta soltanto di strillare o sussurrare: il concetto di “tono di voce”, nell’ambito della comunicazione e al di là della fisiologia, oggi si applica in senso esteso alla maniera speciale in cui noi diciamo tutto quello che stiamo dicendo, o percepiamo tutto quello che qualcun altro dice, in base alla sua maniera speciale di dirlo.

Il tono di voce è cruciale nella comunicazione interpersonale: basta immaginare che cosa succede se, all’interno di una coppia, il tono di voce che Mario usa per esprimere “sono esausto” viene percepito da Maria come “non mi importa niente di te”. Ma anche nelle interazioni sul luogo di lavoro il giusto tono di voce – lo ricorda il Washington Post – è importante.
Il tono di voce è anche una parte fondamentale (e troppo spesso trascurata) di qualsiasi progetto di comunicazione, individuale o collettivo, aziendale, istituzionale politico, proprio perché riguarda le emozioni che trasmettiamo, e le conseguenti risposte emozionali.

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IL MAMMESE: UN TONO DI VOCE SPECIALE. È il modo tipico in cui le mamme istintivamente parlano ai bambini piccoli: tonalità più acuta della norma, frasi semplici e scandite, coloritura emotiva più accentuata eee… prendi il cappottino… su, da bravo… bello il cappottino… che ti tiene caldo caldo caldo… adesso… coi bottoni lo ab-bot-to-niamo… fino in fondo…
Il mammese, lo ricorda il New Yorker, è “dinamite per lo sviluppo del linguaggio”: cattura l’attenzione dei più piccoli come una calamita. È al centro di un interessante progetto americanoper migliorare la competenza linguistica (e la possibilità di essere, crescendo, scolari migliori) dei bimbi provenienti da famiglie disagiate.
Il mammese si può usare non solo per parlare, ma anche (altra cosa importantissima) per leggere ai bambini e, naturalmente, possono parlarlo non solo le mamme, ma anche i papà, i nonni e tutti quanti girano per casa.


LA SCRITTURA HA UNA VOCE? Certo che ce l’ha. Ed è opportuno che sia riconoscibile, e che la voce di ogni testo rafforzi, e non contraddica, quanto il testo sta dicendo.
“Trova la tua voce!” è l’appello che si sente ripetere spesso nei corsi di scrittura. E, in effetti, è proprio il tono di voce ad aggiungere alla scrittura creativa peso, rilievo e valore. E ancora: vi basta comprare cinque quotidiani (o andare su cinque diversi siti di notizie) nello stesso giorno per scoprire quanto ciascuna testata abbia un tono di voce tipico e riconoscibile, e quanto questo orienti l’interpretazione dei fatti. Ma l’argomento merita un articolo a parte e, prometto, lo riprenderò a breve. Intanto, se avete domande o curiosità scrivetele nei commenti: farò del mio meglio per rispondere a tono




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