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mercoledì 11 giugno 2014

“Oppia”, la piattaforma di Google che rivoluzionerà l’educazione?

Un sistema per rendere più semplice a tutti l’apprendimento di nuove attività, come suonare il pianoforte o ripassare le leggi della fisica: si tratta di Oppia, il progetto open source di Google che ha fatto il suo debutto in questi ultimi giorni. Una piattaforma sempre in divenire, dove chiunque può contribuire ad accrescere le modalità con cui imparare un’attività, attraverso un’interfaccia web accessibile senza bisogno di avere particolari capacità di sviluppo.

Oppia è, infatti, un sistema basato su un mentor, ovvero una persona che crea alcune domande all’interno del sito. In questo modo si spingono gli utenti a collaborare per fornire le migliori risposte e per creare un vero e proprio modulo di apprendimento. Lo stesso mentor può decidere quando un feedback è corretto o meno, se la questione va approfondita e in quali aspetti. Il sito, rispettando l
a privacy degli iscritti, raccoglie informazioni su come gli studenti interagiscono tra di loro, e offre ai mentor importanti suggerimenti su come “correggere il tiro” e incontrare meglio le esigenze dei partecipanti. Questa sorta di feedback continuo rappresenta la trasposizione digitale di quello che succede all’interno di una scuola classica, dove insegnanti e alunni dovrebbero stabilire un rapporto di “fiducia” reciproco. Un esempio è quando gli utenti continuano a dare risposte non adeguate alla domanda posta, oppure non chiare per tutti. In questo modo l’autore può creare un nuovo percorso di studi specifico e adatto a chi è già ad un livello successivo creando, di fatto, diversi gruppi di apprendimento.

Google ha sviluppato Oppia partendo da un presupposto: l’educazione online è fondamentale e non può essere ridotta ad una serie di contenuti video, audio o testi interattivi. “La chiave è la risposta degli utenti – si legge sul sito – una persona non può imparare a suonare il pianoforte solo guardando un video di un esperto”. Nonostante la sponsorizzazione alla base di Oppia, Google ha ribadito come la piattaforma non sia un prodotto dell’azienda, sperando che il sito viva autonomamente, aumentando e migliorando grazie ad una comunità di esperti e appassionati.


martedì 10 giugno 2014

La filosofia nella scuola elementare

Il progetto di un’ora alla settimana per introdurre i bimbi al pensiero filosofico di Lilli Garrone

Nel nome è già il programma: «Filosofia con i bambini», e non «insegnata ai bambini». Una differenza fondamentale «perché non si parte da una storia letta, da un racconto o da una narrazione – spiega Carlo Maria Cirino, tutor e uno degli ideatori del progetto - ma partiamo dagli oggetti. Quindi è un tipo di filosofia analitica che nasce dalla necessità di integrare la normale attività scolastica arricchendola di esperienze altamente innovative». Semplificando è un po’ come se i ragazzi fra i 5 e gli 11 anni (questa è l’età alla quale viene applicata, praticamente tutte le elementari), diventassero loro stessi un po’ filosofi, applicando un metodo che li spinge ad indagare anche su oggetti di uso quotidiano. Un metodo ancora sperimentale che spinge i giovani a «sviluppare l’immaginazione», come aggiunge Carlo Mari
a Cirino. Una pratica educativa che, per il momento, si sviluppa con un’ora alla settimana nelle scuole o attraverso laboratori: «Un insegnamento sui generis – come è scritto nell’introduzione all’ultimo libro pubblicato “Il cucchiaio” – che non si pone come obiettivo la trasmissione di qualche nozione, bensì lo sviluppo di forme autentiche di conoscenza o di pensiero,( idee, parole, concetti, sentimenti, emozioni) da parte dei bambini, che la praticano in gruppo o singolarmente».

Più apertura mentale, possibilità immaginative e propensione al dialogo

La «Filosofia con i bambini» nasce nel 2008 all’università di Urbino, con dei laboratori di filosofia ed arte, diventando in seguito un dottorato di ricerca: a praticarla oggi sono in tre o quattro dottorandi. Ma «noi insegniamo gratuitamente il metodo – spiega Carlo Maria Cirino – anche a chi non è necessariamente laureato in filosofia, ma in una qualsiasi materia letteraria: lo stare con i bambini non è però qualcosa che si insegna, bisogna avere una naturale tendenza o passione». E dedicando il loro tempo al progetto il metodo è già stato applicato in alcune scuole delle Marche e della provincia di Mantova: quest’estate porteranno i laboratori a Ostuni in Puglia e l’anno prossimo i tutor sceglieranno cinque o sei scuole fra quelle che ne hanno fatto richiesta e a seconda delle domande che arriveranno decideranno dove andare. Ma l’idea del team è di fare una sperimentazione più a lungo termine. «Se riusciamo – conclude Carlo Maria Cirino – vorremo fare un’ora di filosofia con i bambini dalla prima elementare alla quinta tutte le settimane. I vantaggi? Risolverebbe il problema del passaggio alla scuole media, perché sarebbero studenti più preparati ad affrontare il passaggio: il passaggio alle medie è, infatti, una crisi gigantesca». I laboratori, infine, non necessitano di alcun materiale specifico se non di una partecipazione il più possibile costante da parte degli alunni, consentirà loro di raggiungere quelli che sono gli obiettivi ormai classici della filosofia insegnata ai bambini, ovvero: un incremento dell’apertura mentale, delle possibilità immaginative, dell’amore per il dialogo e la discussione regolamentata all’interno di un gruppo e non ultima la capacità di trattare concetti complessi e profondi quali quelli di vita, morte, amore, dolore, cultura, integrazione, possibilità, ecologia, sogno, anche in giovane età.

9 giugno 2014 | 11:27

http://www.corriere.it/scuola/primaria/14_giugno_09/filosofia-scuola-elementare-2f6b3c60-efb7-11e3-85b0-60cbb1cdb75e.shtml